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Riflessioni sul Judo

Corrado Croceri fondatore del Dojo Kenshiro Abbe, nel 2002
Corrado Croceri fondatore del Dojo Kenshiro Abbe, nel 2002

Mentre sono qui a scrivere che cosa è avvenuto nell’edizione ’02 del Torneo dell’Adriatico TRE TORRI, i miei pensieri cominciano a spaziare su tutti i problemi inerenti al Judo e alla sua crescita.

Mi rendo conto che tutto il lavoro che è alla base della realizzazione  di questo evento non è che un granello di sabbia nel deserto, rispetto a tutti i problemi che a mio avviso sono lontani dall’essere risolti.

E’ forse il caso di fare un’autocritica, naturalmente costruttiva, tenendo presente che l’obiettivo di una Federazione sportiva è anche quello di ottenere risultati in termini di medaglie.

Credo anche che spetta a noi Insegnanti di Judo fornire alle squadre nazionali giovani ben preparati dal punto di vista tecnico, poiché sono convinto che “l’atleta campione” darà sicuramente un’immagine del Judo molto più apprezzabile, oltre che avere maggiori possibilità di successi nella propria carriera agonistica.

Un ulteriore guadagno sarà quello di facilitare lo Staff Tecnico della nazionale nel difficile compito di portare gli atleti di alto livello agonistico a raggiungere picchi di forma che consentono risultati importanti nelle competizioni Internazionali.

I quesiti che ci dobbiamo porre a nostro avviso sono:

1. Come allargare il numero dei praticanti nel Judo.

Quali sono i mezzi più adatti per raggiungere questo obiettivo?

Lasciamo la risposta aperta in un pubblico dibattito, oppure aspettiamo che qualcuno c’illumini, o continuiamo a giustificarci adducendo mille scuse, la famiglia, il lavoro, la società ecc… .

Confrontiamoci con gli altri: chi sta facendo qualcosa in tal senso?, chi lo ha già fatto? Quali sono stati i risultati? Quali sono stati gli strumenti e/o le strategie?

2. Il Judo nelle differenti accezioni.
– Judo Educazione
– Judo Tradizionale
– Judo Sport

Oggi ci troviamo in una situazione dove c’è una linea netta di demarcazione ed il dialogo talvolta è impossibile, siamo divisi, non parliamo la stessa lingua.

Siamo in un periodo dove sempre più sentiamo parlare e leggiamo articoli che espongono il “Judo Kodokan” del Prof. J.Kano (Judo Educazione), a mio avviso ogni esperto di Judo deve conoscere le origini e gli scopi della nostra disciplina.

Poi ci sono quelli che sostengono il Judo Tradizionale, la rivalutazione dello studio dei “Kata”, manifestando l’esigenza di cercare qualcosa di più. Adesso si stanno organizzando gare di “Kata”. E’ una forma di agonismo anche questa.

Io credo che il Judo non debba essere diviso tra quelli che studiano le tecniche e le metodologie di allenamento per vincere le gare e i tradizionalisti, che studiano solo i “Kata” con la mentalità dell’agonista o di quello che vuole riprendersi la sua rivincita sull’altro che ha vinto qualche gara sportiva.

Poi ci sono gli accaniti del Ju Sport, sinceramente io toglierei anche il “Ju” e questo è un problema che credo sia difficile da risolvere.

Io penso che c’è il Judo e basta, se devo riferirmi a qualcuno in particolare, ritengo si debba iniziare studiando gli scritti di J. Kano, nel quale si trovano tante risposte.

Dunque il “Judo Kodokan” credo debba essere la pietra miliare da cui partire.

Non credo sia utile schierarsi da un lato o dall’altro, restando chiusi ognuno nel proprio ambito, cerchiamo piuttosto di capire e soprattutto di capirci, nel reciproco rispetto:

– Che cosa è il Judo
– Come si pratica il Judo
– Quale è lo scopo del Judo

Più volte abbiamo sentito dire “facciamo il Judo Italiano”, oppure “i Francesi fanno così”, “questa è la scuola Russa” oppure Giorgiana oppure Polacca, adesso c’è anche la scuola Iraniana sinceramente non crediamo a queste affermazioni.

– Il Judo non è solo Educazione Fisica
– Il Judo non è solo Arte di Combattimento
– Il Judo non è solo Filosofia
– Il Judo non è solo Sport
– Il Judo non è allenarsi per vincere una gara o le gare.

Il Judo è un po’ tutto questo ma è anche qualcosa di più.

Il Prof. TOSHIAKI ASHIMOTO, docente di Storia del Budo presso la Tokai University, definisce il Judo come “Educational Sport”: ora bisogna mettersi d’accordo su che cosa è educativo nel fare sport e su che cosa non lo è.

Non voglio in questa sede dire ciò che c’è di educativo o di diseducativo nel Judo che viviamo oggi. Credo sia  interessante sviluppare questo argomento con saggi, idee, pensieri, Incontri dibattiti, magari facendo riferimento anche a quanto è già stato scritto sull’argomento.

Dal mio punto di vista, credo che sia necessario conoscere i principi a cui ispirarsi nella pratica del Judo, poiché ritengo che una buona dose di cultura in merito è fondamentale.

Il Prof. J. Kano, dopo aver chiarito gli scopi del Judo in tutti i modi nelle sue conferenze, ha definito in sintesi il Judo come metodo per apprendere il miglior uso dell’energia fisica e mentale attraverso un rapporto di amicizia sincera, con l’obiettivo di  raggiungere uno stato di mutuo benessere.

3. Quali sono le strategie più adatte per comprendere il messaggio del Prof. J. Kano?
Un mio convincimento è comunque lavorare con competenza nella formazione tecnica di base dei propri studenti.

E’ pur vero (ci rivolgiamo ai sostenitori del Ju sport) che si può vincere un’Olimpiade anche senza percorrere i “Canoni del Judo”, sono comunque convinto che i modelli a cui rifarci sono quelli dell’attuale asso nipponico “INOUE”, che riesce a proporre un Judo esteticamente bello da vedersi e altrettanto efficace.

Io credo che sia inutile e dannoso ai praticanti e al Judo prendere scorciatoie, tralasciando lo studio di base (Ukemi Waza – Shisei – Shintai – Tai sabaki ecc…) la mia esperienza più volte mi ha insegnato che questo modo di fare non premia.

Gli oppositori diranno che atleti come “KOSEI INOUE – KEIJI SUZUKI” ne nascono uno due ogni secolo, di esempi come questi campioni moderni se vogliamo ce ne sono molti, qualche volta dare uno sguardo al passato può aiutarci a comprendere meglio il presente e magari farci riflettere su come progettare meglio il futuro.

Anche se sarebbe interessante argomentare la tesi adesso, non voglio addentrarmi in questo dibattito rimandando ad un  prossimo articolo, in questa sede, voglio solo stimolare l’opinione pubblica, quella degli addetti ai lavori.

Un grosso contributo al Judo, è la formazione degli aspiranti insegnanti che dovranno essere abilitati a fare il loro lavoro importantissimo e fondamentale.

E’ altresì importante la qualifica ed il grado che devono essere punti fermi, in questo progetto.

Sono convinto che non sia sufficiente far passare il tempo nel Judo per ottenere qualifica e grado, il tempo “è una considerazione” dice il filosofo moderno L. R. Hubburd, in questo caso mi riferisco  a quello che noi misuriamo legato alle leggi dell’universo fisico.

Se riflettiamo un attimo ci si rende conto che il tempo è troppo poco per imparare tutto quello che c’è da sapere, per questo è importante l’impiego  e la qualità di esso.

4. Quali attività proporre:
Qualche considerazione sull’attività da proporre alle classi giovanili.

Oggi si registrano  percentuali altissime di abbandono del Judo allorché i giovani hanno approccio con l’agonismo, forse è il caso di riflettere sull’argomento.

Noi insegnanti, noi maestri, noi dirigenti, abbiamo una grossa responsabilità in questo e dobbiamo tener conto di questi dati.

Vanno fatte proposte intelligenti nelle gare giovanili, con regolamenti adatti a mantenere il Judo entro i propri canoni.

Bisogna tener conto delle esperienze preziose dei grandi Maestri che ci hanno preceduto e dei quali bisognerebbe avere maggior rispetto.

Spesso, in particolare l’insegnante giovane cade nella trappola della vanagloria inseguendo successi a mio avviso poco remunerativi nella ricerca di risultati agonistici a breve termine.

Talvolta questa ricerca affannosa di gloria fa si che l’insegnante si ritrovi solo in palestra, poiché la pratica del Judo mirata solo al risultato agonistico rischia di uccidere l’entusiasmo e la volontà degli allievi.

Bisogna rispettare i tempi tecnici e psicologici, ogni persona è un universo a sé, vincere ed enfatizzare il campione precoce e lavorare solo con questo obiettivo, nella maggior parte dei casi significa eliminare tanti altri praticanti.

In questo modo si trasmette un’idea scorretta del Judo e di conseguenza spesso se ne causa l’abbandono.

Le probabilità che i progressi dell’allievo si arrestino nelle fasi successive sono molto alte, questo modo di operare quasi sempre rappresenta un ostacolo per la sua futura crescita.

Studiare il metodo Judo nell’intento di trasmettere contenuti importanti, dal punto di vista della crescita tecnica dell’allievo è obiettivo minimo, peraltro insufficiente a risolvere i problemi dell’insegnamento.

Chi intende insegnare il Judo deve avere una buona conoscenza della  didattica appropriata ad ogni fascia di età e livello dei Judoisti,  unita a conoscenze di tipo pedagogico.

5. Scuola di Judo:
Scuola di Judo, anziché Judo Club ….. credo sia un idea interessante aprire la Scuola di Judo e non la palestra di Judo, naturalmente questa è una  provocazione per  chi la raccoglie, credo che ci sia una diversità sostanziale tra le due denominazioni.

Tutti questi argomenti naturalmente si prestano ad un discorso molto ampio che non si può trattare in questo breve saggio, il quale si propone soltanto di richiamare l’attenzione sul problema.

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