«L’esigenza fa nascere l’idea»: così il M° Corrado Croceri spiega come ha avuto l’intuizione di organizzare per i suoi allievi il JITA KYOEI, una due-giorni di vita comune da trascorrere insieme nel dojo.
L’esigenza è divulgare il Judo come una regola di vita capace di coniugare la dimensione quasi spirituale dell’educazione intellettuale e morale alla concretezza dell’educazione fisica, con benefici straordinari per la persona. È quindi fondamentale spostare l’accento sulla funzione educativa del Judo, senza demonizzarne l’accezione sportiva, piuttosto riconoscendone e valorizzandone la complementarità rispetto alla educazione familiare e scolastica.
L’idea è invece quella di far vivere ai suoi allievi un’esperienza tanto formativa quanto insolita: la vita di gruppo nel dojo, ovvero il Judo oltre l’allenamento. Un’iniziativa unica nel suo genere, che ha il sapore dell’esperimento… riuscito. «Un esperimento mirato ai giovani praticanti a partire dagli 11 anni perché – ricorda il M° Croceri – è l’età in cui si ha una presa di coscienza».
Così, nelle due giornate di sabato 19 e domenica 20 dicembre 2015, i ragazzi del Dojo Kenshiro Abbe di Corridonia si sono immersi in questo “vivere insieme” con un’unica parola d’ordine: “Jita Kyoei” appunto, che significa “insieme per crescere e progredire”. Dopo gli allenamenti di Judo, a turno i ragazzi si sono occupati della pulizia del tatami, della sistemazione del dojo, della preparazione dei pasti, secondo una precisa ripartizione dei compiti. E dopo il momento conviviale, anche la notte è trascorsa in questo clima di condivisione, dormendo insieme sul tatami con i sacchi a pelo.
L’obiettivo è far capire il senso di “Jita Kyoei”: pur nella inevitabile diversità dei singoli, è possibile, anzi necessario, cooperare e aiutarsi vicendevolmente all’interno di un collettivo, affinché le virtù degli uni possano integrare le mancanze degli altri; così facendo, si perviene a una condizione di armonia tra le parti che favorisce il miglior impiego dell’energia da parte del gruppo (“Seiryoku zen’yo”), giungendo finalmente ad una prosperità condivisa. Ciascuno è utile, ciascuno contribuisce al benessere comune secondo le proprie attitudini e qualità; il risultato finale sarà maggiore della somma delle singole parti.
La grandezza di un simile modus operandi si avverte in maniera ancor più significativa estendendolo su una scala più ampia, ad esempio le nazioni o l’intera umanità. Quindi, dopo aver investito sul perfezionamento personale, ci si dedica anche agli altri, dapprima in forma parziale, poi completamente, partecipando così al miglioramento del mondo; ma il progresso del mondo ricade poi sugli individui che lo compongono. In pratica, si innesca una sorta di circolo virtuoso: si migliora se stessi per migliorare il mondo, ma migliorando il mondo si migliora se stessi.
Comprendere questo significa recepire il messaggio del fondatore del Judo, Jigoro Kano, il quale era convinto che, anche grazie alla triplice educazione fisica, intellettuale e morale impartita dal Judo, si potesse costruire un mondo migliore.
Lo scenario prospettato da Jigoro Kano è forse solo un mondo ideale – il M° Croceri lo ha paragonato alla celebre “Imagine” di John Lennon – ma non per questo si deve desistere dal tentare di attuarlo perché, come affermato da un giovane partecipante a JITA KYOEI, «il Judo ci fa fare grandi cose».
La parte conclusiva di JITA KYOEI si è svolta la domenica pomeriggio in un gremito Teatro Velluti di Corridonia. Una cerimonia durante la quale il M° Croceri, coadiuvato dai suoi collaboratori Fabio e Paolo Cirilli e Andrea Valenti, ha illustrato il progetto educativo del Judo e l’importanza di «stare insieme per crescere insieme». Alla proiezione di alcuni filmati concernenti l’estetica del Judo, l’attività del DKA Corridonia e il percorso di maturazione personale del M° Croceri (da patron del Torneo Internazionale “Tre Torri” a organizzatore e docente di stage, seminari e iniziative culturali), sono state intervallate spettacolari esibizioni in cui i suoi collaboratori hanno illustrato forma, azione dinamica e al rallentatore, esecuzione libera di alcune tecniche e la continuità da in piedi a terra.
Tra un filmato e un dimostrazione pratica, Andrea Valenti ha impersonato un giovane Jigoro Kano leggendo alcune memorie della sua vita: dall’infanzia all’istruzione ricevuta, dall’avvicinamento al Ju-Jutsu all’elaborazione del Judo Kodokan, con un’interpretazione che quasi ha dato nuova esistenza al fondatore. Infine, il M° Croceri ha presentato ad uno ad uno tutti i judoka del DKA, inclusi i partecipanti a JITA KYOEI, consegnando loro un ricordo della manifestazione.
In chiusura il M° Croceri ha riconosciuto che questi due giorni di totale condivisione sono stati impegnativi da organizzare, ma anche molto entusiasmanti, e ha annunciato che nel 2016 ci sarà senz’altro una seconda edizione di JITA KYOEI.