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Ecco alcuni punti del mio programma – Elezioni FIJLKAM 2016

I giorni passano veloci, ci avviciniamo sempre di più alla fase calda di questa sfida elettorale per il rinnovo delle cariche da ricoprire in occasione della nuova assemblea elettiva della nostra Federazione.

Questa terza comunicazione è per spiegare alcuni punti del mio programma che attuerò qualora dovessi essere eletto come Consigliere di Settore/ Dirigente; bisogna dire che è la prima volta che un aspirante candidato mette nero su bianco programmi e idee per una nuova Federazione.

Come già sapete molto bene, finora la logica che ha regnato nella FIJLKAM è stata quella degli accordi sottobanco, delle cordate, dei voltagabbana, delle amicizie “utili”, che terminano quando queste “mutue utilità” finiscono di essere tali. Questo modo d’intendere la politica, in questo caso “sportiva”, non può essere soddisfacente.

Il sottoscritto non è uomo da accordi sottobanco, la mia storia personale me lo impedisce. Ho imparato dal Judo che per ottenere un risultato importante e raggiungere un obiettivo, c’è da lavorare sodo: è solo con l’impegno e con l’uso intelligente delle nostre energie nel perseguire gli obiettivi che si arriva alla meta stabilita.

Elencherò quindi sei punti da sviluppare per invertire la rotta che ha portato la Federazione alla deriva.

Primo punto: la formazione

Come già più volte menzionato la ricchezza di una Federazione sta nella preparazione, competenza e professionalità dei suoi insegnanti.

In tal senso ho motivo di credere che l’attuale sistema per fare formazione e aggiornamento non riesce a raggiungere quest’obiettivo.

Mi capita spesso di costatare, ma è sotto gli occhi di tutti, che nelle occasioni di formazione è dato per scontato che il corso di aggiornamento non sarà efficace. Questo avviene da anni nella nostra Federazione. Solo in rare occasioni, con docenti di provata esperienza e professionalità, il corso di aggiornamento raggiunge lo scopo per cui è stato strutturato.

A volte si ha l’impressione che i temi scelti (non si sa da chi) siano totalmente inadeguati e che gli stessi docenti che si trovano a svolgere quest’arduo compito non abbiano una competenza sufficiente.

Molti insegnanti tecnici, allenatori, istruttori, maestri, pagano il loro obolo ai vari Comitati Regionali solo per ottenere una firma sulla Licenza Federale.

Tutto questo dispendio di energie è indicativo e a mio avviso ci deve far riflettere sull’offerta formativa. Mi sento di dire che se ci sono questi fenomeni evidentemente l’aggiornamento non soddisfa l’utenza. Che fare?

È mia convinzione che questo problema sia indubbiamente legato al modo in cui vengono assegnati gradi e qualifiche, «un modus operandi» del tutto inappropriato.

Per invertire questa tendenza è necessario redigere un programma tecnico che non sia un “copia, incolla” ma un programma corredato di materiale didattico a cui corrisponda una metodologia basata sulla conoscenza approfondita della pedagogia.

Sarà determinante recuperare docenti che hanno qualità tecniche e professionali adatte. Una volta individuate queste figure dovranno essere interessate a formarsi per poi contribuire alla crescita dei futuri insegnanti che svolgeranno il delicato ruolo di Maestri di Judo.

Conoscere la materia Judo da un punto di vista tecnico non è sufficiente, questo è solo il punto di partenza e il passo successivo deve essere quello di acquisire la capacità di trasmettere i contenuti ai propri allievi.

La Federazione, attraverso un suo delegato o tramite una Commissione di insegnanti tecnici, dovrà individuare le persone adatte per qualità e attitudini sul piano intellettuale, culturale, tecnico, didattico e pedagogico. La scelta di intraprendere il percorso per diventare formatori, deve essere libera.

Chiunque conosca e viva la realtà del Judo in Italia è consapevole di questa problematica.

Perciò voglio mettermi a disposizione della Federazione con lo scopo di migliorare le regole e dare nuova linfa al movimento judoistico Italiano. La mia scelta di “scendere in campo in quest’occasione”, candidandomi come Consigliere di settore / Dirigente, è di servizio al nostro movimento judoistico.

Secondo punto: la modifica dello statuto

Ci troviamo in un momento decisivo per lo sviluppo della nostra Federazione. Il tempo è finalmente maturo per prendere una posizione decisa e tracciare con responsabilità e lealtà il futuro del Judo italiano.

Per questa ragione è d’obbligo mettere mano allo Statuto che, come si è detto in più occasioni, non rispetta i principi di democrazia interna.

Bisognerà studiare nuove regole che tutelano la democrazia e che consentano un’alternanza della classe dirigente e una più frequente rotazione delle cariche.

Con tutto il rispetto per i dirigenti attuali credo che se una classe dirigente resta attaccata a una sedia per più di due mandati c’è sicuramente un problema nella crescita e nello sviluppo del Judo italiano.

Terzo punto: le autonomie dei settori che compongono la nostra Federazione

Io penso che la futura federazione debba affrontare questa delicata situazione unica al mondo. Pur rispettando le altre discipline ritengo che la sua struttura abbia condizionato la crescita di ognuno dei suoi settori nonostante i dirigenti del passato sostengano di essere riusciti a costruire una grande Federazione di fronte al Comitato Olimpico Nazionale.

Questo contenitore che ha subito continue metamorfosi cambiando veste ogni due quadrienni olimpici per permettere di consolidare il potere nelle mani di un singolo non è più utile al nostro movimento nazionale. E’ giunta l’ora di dare autonomia alla nostra disciplina.

Quarto punto: le norme per eleggere democraticamente la nuova classe dirigente della Federazione

Nella mia visione la futura federazione deve modificare il sistema dei voti plurimi: ogni Società regolarmente iscritta alla Federazione deve avere diritto a un voto, dalla prima in classifica all’ultima iscritta.

La classifica per meriti legati ai risultati agonistici deve restare perché si possa dire che una determinata società ha lavorato bene nel campo della performance; si potrebbe pensare anche a qualche forma di riconoscimento ma il merito sportivo non c’entra niente con l’elezione della classe dirigente alla fine del quadriennio olimpico.

Quinto punto: la continuità didattica tra l’atleta di alto livello e il suo allenatore

La futura federazione, che per statuto ha prioritariamente il compito di preparare gli atleti di alto livello per i giochi Olimpici, Mondiali e Continentali dovrà consentire, come in parte alcuni gruppi militari già stanno facendo, di non interrompere il rapporto che si è formato tra l’atleta e il suo insegnante, territorio e gruppo di appartenenza.

Abbiamo più volte registrato che lo sradicamento dell’atleta dalla sua realtà di Club in un ambiente diverso non ha prodotto i risultati che all’inizio il ragazzo di talento lasciava intendere.

Sesto punto: i Kata di Judo e le competizioni di Kata

I Kata di Judo sono esercizi che provengono storicamente dal mondo del Bujutsu prima e del Budo poi. Questi esercizi erano al centro della pratica delle arti marziali del periodo storico legato alla figura dei leggendari Bushi (Guerrieri Giapponesi di rango).

La ragione per cui i Kata erano al centro della pratica guerriera è molto semplice da spiegare: quando ci si confronta con le armi, non si riesce a eseguire un esercizio di combattimento libero perché sarebbe troppo pericoloso, per questo il Kata era prevalentemente usato in quelle forme di combattimento.

Con il Judo Kodokan del Prof. Jigoro Kano questi esercizi sono stati ideati per essere complementari all’esercizio del Randori al fine di completare la disciplina e raggiungere una crescita armonica del praticante di Judo specialmente con il Randori no Kata e Ju no Kata. Questa cultura prende il nome di Rentai ho.

Se da un lato la competizione di Kata ha riavvicinato molti praticanti e appassionati dall’altro lato lo scopo di vincere una gara di forma ha prevaricato sul significato del Kata e non si è chiarito bene come e quando usare questo esercizio.

Per quest’attività, che prevede anche la competizione sportiva, bisognerà chiarire bene che l’esercizio di forma ovvero il Kata, serve ad apprendere il Judo e non a vincere una competizione di Kata. Chi deve giudicare lo stile di espressione del Kata in una competizione di questo tipo deve essere in grado di percepire il contenuto nei termini dei principi presenti nel Kata stesso.

Resto disponibile e in attesa di altri quesiti da parte delle Società per chiarire le linee guida che attuerò nel caso in cui dovessi essere eletto per questa carica di grande responsabilità.

Ringrazio tutte le persone che mi sostengono in quest’appassionante percorso e tutti quelli che dimostrandomi fiducia e stima si spenderanno in favore del necessario cambiamento. Jita kyoei.

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